Anche a causa del loro particolare isolamento geografico, le popolazioni indigene di Australia e Oceania possono sopravvivere indisturbate fino a tempi molto recenti, consentendoci di vedere con i nostri occhi culture che avremmo potuto desumere solo dai reperti archeologici. Mi riferisco soprattutto agli aborigeni australiani, che continuano a vivere fino ai nostri giorni ad un livello di civiltà che è quello dei cacciatori-raccoglitori e del paleolitico. Gli aborigeni non coltivano la terra e non hanno surplus, vivono in società di banda e di clan, i cui rapporti sono mantenuti distesi grazie alla pratica di matrimoni esogamici e a rituali e periodici scambi di doni, sono in grado di eseguire piccole costruzione in pietra, che richiedono la collaborazione di pochi uomini, e di produrre un’arte simbolica, portano ornamenti personali e seppelliscono i morti. Anche la popolazione della Nuova Guinea appare poco evoluta agli scopritori europei, ma, a differenza degli aborigeni, conosce l’agricoltura. La Nuova Zelanda, invece, è abitata dai maori, una popolazione di tipo tribale, che è caratterizzata da un’elevata bellicosità.
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