domenica 13 settembre 2009

08. I tedeschi
Nei paesi germanici, la Riforma luterana trova favorevole accoglienza da parte dei principi tedeschi che, vedendovi l’occasione di emanciparsi dalla presenza invadente dei vescovi, decidono di appoggiarla. Di diverso avviso è l’imperatore cattolico Carlo V (1519-56), che si oppone al fatto che i principi regolino a modo loro le questioni religiose e pretende il rispetto del concordato di Worms (1529). Da parte loro, i principi protestano energicamente (da ciò, l’appellativo “protestanti”) in difesa della loro libertà di religione e si schierano dalla parte di Lutero, sostenuti dalla cattolica Francia, che ha interesse ad indebolire l’imperatore. Alla fine, Carlo V non riesce a sradicare la nuova religione, che anzi si va estendendo in altre regioni d’Europa, e decide di abdicare (1556), dividendo l’impero in due parti: una (Spagna, ecc.) va al figlio Filippo II (1556-98), l’altra (Austria, Boemia, Ungheria) al fratello Ferdinando I (1556-64). Il fallimento della politica di Carlo V non è legato ad un suo deficit di abilità, ma alla sua visione delle cose, che appare anacronistica. Egli, infatti, combatte per la causa di un potere universale in un momento in cui l’ascesa degli Stati-nazionali è un dato di fatto inarrestabile. Con Carlo V decade definitivamente il ruolo politico del Sacro Romano Impero.
La Riforma lascia i paesi germanici profondamente divisi e il potere imperiale molto indebolito. Impegnati nella lotta contro i turchi, tanto Ferdinando I, quanto il di lui successore, Massimiliano II (1564-76), si dimostrano tolleranti con i principi protestanti, ma la situazione cambia con Rodolfo II (1576-1612), che, conclusosi il conflitto con i turchi (1601), può intraprendere una politica tesa a restaurare la religione cattolica e ad imporre l’egemonia asburgica in Europa. Nel 1618, Svezia, Francia e Danimarca, approfittando di una rivolta dei protestanti boemi e allo scopo di frenare la potenza degli Asburgo, decidono di prendere le armi contro l’imperatore Mattia (1612-9), dando così inizio all’ultimo grande conflitto di religione, la cosiddetta guerra dei Trent’anni, che si combatte quasi interamente in suolo germanico. Contro l’imperatore vengono impiegati eserciti mercenari, i cui soldati vengono reclutati fra vagabondi, banditi e disoccupati, attratti dalla possibilità di saccheggio. La guerra si conclude con la pace di Westfalia (1648), che segna il tramonto dell’età della Controriforma e l’inizio del declino dell’autorità papale, insieme alla definitiva consacrazione del principio della libertà religiosa. Nello stesso tempo, Westfalia segna il fallimento del tentativo egemonico degli Asburgo e disegna un nuovo quadro politico in Europa, che è favorevole a Inghilterra a Francia. La vera sconfitta è la Germania, che esce devastata e decimata da una guerra che ha provocato cinque milioni di morti, oltre che frammentata in una miriade di staterelli, ed è di fatto sotto la tutela dissimulata della Francia. Sotto il profilo giuridico, Westfalia stabilisce che i soggetti del diritto internazionale sono esclusivamente gli Stati sovrani, mentre i popoli, le nazioni, le etnie, le associazioni e gli individui svolgono un ruolo passivo e del tutto secondario (ZOLO 2004: 69).
Fra questi staterelli emerge la Prussia, che riesce a riprendersi dalle devastazioni della guerra e a darsi, sotto gli Hohenzollern, un’efficiente organizzazione amministrativa, militare ed economica, divenendo la maggiore potenza della Germania. L’artefice di questa ascesa è Federico Guglielmo (1640-88), che prima lotta per rendere indipendente la sua terra da influenze esterne, poi partecipa alla guerra di successione spagnola a favore dell’imperatore ricevendone in cambio il diritto di portare il titolo di re di Prussia (1701), e da allora assume il nome di Federico I. Suo figlio, Federico Guglielmo I (1713-40), organizza l’amministrazione del regno in modo fortemente centralistico e crea un potente esercito basato sulla coscrizione (1733). Federico II (1740-86) fa della Prussia il paese militarmente più forte e culturalmente più progredito del tempo, ma i suoi successori non saranno dello stesso spessore. La Prussia crolla sotto le armate di Napoleone, che entrano a Berlino (1806) e inducono l’imperatore Francesco II d’Austria ad abdicare, ponendo così fine al Sacro Romano Impero, che lascia al suo posto una Confederazione Germanica comprendente 40 Stati sovrani. A partire dal 1813, la Prussia si risveglia e partecipa alle battaglie vittoriose di Lipsia (1813) e di Watrerloo (1815), incarnando la speranza del sentimento nazionale germanico.

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