La caduta dell’impero atzeco (1521), ad opera dell’armata di Hernán Cortés, e quella dell’impero inca, per mano di Francisco Pizarro (1532), rappresenta l’inizio del dominio spagnolo, che si protrarrà per i successivi tre secoli, estendendosi a pressoché tutta l’America centrale e meridionale (con l’eccezione del Brasile) e portando con sé il cristianesimo. La Spagna si rafforza ulteriormente sotto il regno di Filippo II (1556-98), che estende il suo potere anche ai Paesi Bassi, al Portogallo e a quasi tutta l’Italia, ma deve poi affrontare un periodo di declino, segnato dalla prepotente ascesa dell’Inghilterra e degli stessi Paesi Bassi, che, non tollerando l’eccessivo fiscalismo spagnolo, si rivoltano con successo contro i dominatori (1566) e, infine, proclamano la Repubblica delle Province Unite (1581). Per la Spagna, che ha da poco raggiunto il culmine della sua grandezza, questa sconfitta segna l’inizio del declino, che è favorito da una cattiva gestione delle risorse economiche.
Il successore di Filippo II, suo figlio Filippo III (1598-1621), regna ancora sul più grande impero della terra e, nonostante la paralisi economica, può contare su un esercito, che è considerato il più forte in Europa. Questa stima dovrà essere modificata al ribasso dopo i ripetuti insuccessi militari, che decreteranno la fine dei sogni di egemonia in Europa, a vantaggio della Francia (1659). Gli Asburgo e la nobiltà spagnola si rivelano incapaci di approntare una qualche valida reazione al loro declino e si irrigidiscono in una politica sclerotica, che disdegna le innovazioni e l’industria. Con la morte di Carlo II (1665-1700), che non lascia eredi diretti, si apre una guerra per la successione fra Asburgo e Borbone. La guerra si conclude con i trattati di Utrecht (1713) e di Rastatt (1714), che assegnano a Filippo V di Borbone una Spagna territorialmente ridimensionata, mentre l’Inghilterra si fa riconoscere il monopolio della tratta degli schiavi nelle colonie spagnole.
Sotto il dispotismo illuminato di Ferdinando VI (1746-59) e Carlo III (1759-88), che lottano contro l’eccessivo potere della chiesa, la Spagna comincia a risalire la china, grazie anche all’opera di valenti uomini di Stato, che riorganizzano il paese. Ma Carlo IV (1788-1808) intraprende una politica perdente e nefasta, combattendo prima contro la Rivoluzione francese, poi contro l’Inghilterra, col risultato di perdere la flotta, distrutta nella battaglia di Trafalgar (1805), e, insieme ad essa, la capacità di controllare il suo impero coloniale. Il movimento di liberazione delle colonie inizia nel 1809 e si completerà di lì a pochi anni. La Spagna è ormai incapace di svolgere una parte di rilievo nella politica europea.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
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