Agli inizi del XVI secolo gli ottomani sconfiggono i mamelucchi e conquistano la Siria, l’Egitto e il Maghreb. Poi assaltano l’Europa, ma vengono prima fermati a Vienna (1529) e poi definitivamente sconfitti nella battaglia navale di Lepanto (1571) dai veneziani, appoggiati dalla Spagna, dal papato e dai cavalieri di Malta. Deve passare circa un secolo prima che i turchi possono riprendere l’offensiva contro l’Austria (1664, 1682, 1715, 1787), ma vengono ripetutamente sconfitti. Il lungo conflitto fra Ottomani e Asburgo si conclude con la pace di Svicov (1791), con un nulla di fatto: né gli Ottomani sono riusciti a sottomettere l’Europa, né gli Asburgo hanno potuto conquistare i Balcani. L’impero ottomano esce dal conflitto indebolito, soprattutto nell’immagine e nella quotazione. Le cause di questa debolezza risiedono anche nella politica interna dell’impero, dove i sultani vivono nei loro palazzi dorati, completamente isolati dal popolo e liberi da responsabilità di potere, che gravano sui gran visir e sui generali, destinati all’eliminazione in caso di fallimento. La corruzione e l’indolenza regnano in tutti i livelli dell’amministrazione. I giannizzeri, che sono divenuti ormai una casta potente, hanno perso il valore di un tempo e pensano solo ad arricchirsi. Le truppe sono scarsemente supportare e spesso mancano anche dei generi di prima necessità. Il disordine regna in tutte le province e le più lontane sono abbandonate a sé e pressoché indipendenti.
Gli Stati europei cominciano a guardare all’Impero ottomano come una ghiotta occasione e pensano a come assicurarsi i benefici maggiori in vista di un suo probabile smembramento. Particolarmente interessata è la Russia, che è ansiosa di conquistarsi uno sbocco nel Mediterraneo e non perde occasione per attaccare l’Impero. I russi sconfiggono ripetutamente gli ottomani, ne distruggono la flotta (1770), conquistano la Crimea (1774) e si fanno riconoscere il diritto di libera navigazione nel Mar Nero e nel Mediterraneo, insieme al diritto di proteggere i cristiani ortodossi che vivono nell’Impero ottomano, il che significa poter intervenire negli affari turchi. Il giovane sultano Selim III (1789-1807) tenta una politica di riforme, ma viene deposto dai giannizzeri e assassinato qualche mese dopo: evidentemente, è troppo tardi per raddrizzare una situazione, che sembra irrimediabilmente compromessa.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento