sabato 12 settembre 2009

02.3. Il capitalismo nel XVI secolo

Rispetto al medioevo, nel Cinquecento i tratti del capitalismo si fanno più netti e visibili. Non sembra che alla base di questo cambiamento vi sia un unico fattore. È possibile che abbia giocato un ruolo l’etica calvinista e il fatto che gli ebrei si trovavano in condizioni favorevoli all’accumulazione monetaria, ma è anche vero che la nuova cultura si va affermando in modo sempre più pervasivo e generalizzato, interessando anche il mondo cattolico. Possiamo dunque parlare di una vera e propria svolta culturale, che era stata preparata dal miglioramento delle condizioni di vita, a sua volta determinato dall’incremento dei traffici commerciali nel medioevo, e resa possibile dopo che le scoperte geografiche hanno aperto un nuovo orizzonte e immesso nel mercato un’immensa quantità di risorse.
Così, la società cambia e, mentre nel passato i ricchi erano essenzialmente dei proprietari terrieri, ora si va diffondendo una nuova categoria dei ricchi in denaro, di quanti sono impegnati in attività finanziarie piuttosto che immobiliari e tendono all’accumulo di capitali piuttosto che di proprietà fondiarie. Ormai sono loro quelli che contano, che finanziano gli eserciti e condizionano la politica dei sovrani e l’elezione degli imperatori. Tutto ciò, secondo Mousnier, è un prodotto dell’individualismo rinascimentale (1953: 49).

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