La maggioranza del popolo francese è immersa nell’ignoranza più profonda e continua a credere che l’ordinamento sociale sia immutabile, che il re tragga il proprio potere direttamente da Dio e che ai sudditi non resti altro che ubbidire in modo incondizionato alle autorità costituite. È anche lottando contro questa mentalità che i philosophes producono una linea di pensiero, chiamato illuminismo, che, per la verità, è sorto in Inghilterra verso la fine del Seicento, ma esplode in Francia nel Settecento e da qui si diffonderà in tutta Europa, facendosi portatore dei seguenti principî:
• Il re non è padrone assoluto del paese, ma anch’egli è sottomesso alle leggi (legalismo).
• Il suo potere non viene da Dio, ma dal popolo (democrazia).
• Non si deve seguire l’Autorità politica o la Tradizione, ma la Ragione (razionalismo).
• Per loro stessa natura, tutti gli uomini sono uguali (uguaglianza) e possiedono gli stessi diritti naturali (giusnaturalismo).
• Ogni uomo deve essere lasciato libero di pensare e di credere, e anche di esprimere le proprie opinioni politiche (liberalismo).
• La fede religiosa non dev’essere imposta dal re, ma scelta liberamente dai singoli individui (individualismo).
• Le diversità di opinione non vanno combattute, ma tollerate (tolleranza).
• L’unica realtà da combattere è l’ignoranza (enciclopedia).
• Tutti gli uomini hanno il diritto di essere soddisfatti e felici (ottimismo).
• Gli uomini possono essere felici solo se si sentono fratelli (fratellanza).
• Un buon governo è quello che assicura condizioni di benessere per tutti (utilitarismo).
Questi principî, che rompono con la cultura medieval-feudale e gettano le basi di una nuova era, vengono condannati da Pio VI (1775), ma ciò non serve ad impedirne la diffusione.
04.4.1. Esigenze di democrazia radicale
L’illuminismo non promuove l’idea di democrazia egalitaria, i sui favori andando invece ad un modello di democrazia liberal-borghese, in cui è prevista una classificazione dei cittadini in base al censo. Accanto ai teorici dell’illuminismo “classico” c’è però in Francia qualcuno che agita nell’ombra idee di democrazia radicale. È il caso dell’anonimo autore del Codice della natura (1755) e dell’abate Gabriel Mably, autore del saggio Dubbi sull’ordine naturale delle società politiche (1768), i quali sostengono l’opportunità di abolire la proprietà privata e realizzare condizioni di uguaglianza sociale.
04.4.2. Le conquiste dell’Illuminismo
Uno dei prodotti più sorprendenti dell’illuminismo è la pubblicazione della prima Enciclopedia della storia, un’opera in 35 volumi, che illustra, in ben 60 mila voci, tutto lo scibile umano, con lo scopo dichiarato di rendere accessibile il sapere alle masse. Condorcet (1743-1794), uno dei collaboratori dell’opera, ci tiene a richiamare l’attenzione della gente sull’importanza di formare individui adulti, capaci di pensare con la propria testa e liberi nel giudizio. Su questa base il pensatore francese immagina di instaurare una condizione di uguaglianza democratica fra i cittadini, che non vuole essere assoluta, ma intende rispettare le differenze naturali tra gli individui. L’Enciclopedia non è accolta con favore dal re Luigi XVI, che ne sospende la pubblicazione già al secondo volume (1752), e dal papa Clemente VIII, che la condanna (1759). A causa di questi ostacoli, l’intera opera potrà essere pubblicata solo nel 1772.
Un’altra eccezionale conquista dell’Illuminismo è la consacrazione dei principî del giusnaturalismo e la condanna della schiavitù. Dal XVI al XIX secolo milioni di negri sono stati brutalmente strappati dalla propria terra, dai propri affetti, dai propri costumi e dalla propria religione, privati del proprio nome, della propria libertà e di ogni diritto, venduti come semplice merce e destinati ai lavori più umili. È una nuova forma di schiavitù, ben più crudele di quella del mondo greco-romano, in cui lo schiavo proveniva, generalmente, dai popoli vinti, ed era uno che aveva perso la propria libertà in battaglia, non un essere considerato necessariamente «inferiore per natura». Se nell’antica Roma gli schiavi potevano svolgere compiti di grande responsabilità e ottenere la libertà, adesso la condizione dello schiavo diviene più radicale: è il colore della pelle che non consente ad un uomo di essere libero. Nonostante il suo secolare appello alla fratellanza, la Chiesa non riesce a guarire la piaga della schiavitù, nei confronti della quale piuttosto si mostra tollerante: lo stesso Stato pontificio dispone di rematori schiavi sulle proprie galee. L’abolizione della schiavitù è invece sancita da una convenzione internazionale laica (1815), dopo che in questo senso si era già espresso il pensiero illuminista francese (1794).
L’Illuminismo riprende lo spirito umanistico e stimola l’interesse degli uomini per la storia, che è intesa come indagine documentata dei fatti del passato (Voltaire, David Hume), nella convinzione che la conoscenza del passato possa aiutare a comprendere il presente. Lo studio disincantato dell’uomo, che viene visto come animale tra gli animali, rende possibile la scoperta dell’unità della specie umana (Buffon) e il superamento dei pregiudizi razziali. Anche i rapporti umani divengono oggetti di analisi e di studio, e Giambattista Vico può fonda la sociologia. L’Illuminismo crea le condizioni favorevoli al superamento del vecchio sistema feudale, che è fondato sui principî della nobiltà di nascita e della proprietà terriera, e all’inaugurazione di una nuova era, che è basata sulle attività borghesi (industria, commercio, servizi) e sul denaro. In questo contesto, Adam Smith può fondare la scienza dell’economia politica e si afferma il concetto di «uomo economico», dell’uomo cioè che prova soddisfazione a pianificare la propria vita e a scambiare ciò che è riuscito a produrre in più rispetto alle sue necessità. Insieme alla diffusione della mentalità scientifica, che è tutta tesa ad osservare, misurare e verificare, si diffonde anche il positivismo, una dottrina che crede nelle capacità dell’uomo e nello sviluppo illimitato della società.
13. Presente e Futuro
15 anni fa
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